Tienimi “attaccato” e saprò camminare sicuro

L’Attaccamento

Già da quando frequentavo il liceo, le teorie di John Bowlby avevano attratto la mia attenzione. Già all’epoca pensavo che ogni genitore avrebbe dovuto conoscerle, magari ancora prima di diventare tale poiché forse, in questo modo, avrebbe potuto preservare la “salute affettiva” del proprio bambino ed aiutarlo ad essere un adulto migliore.

Bowlby effettuò osservazioni sul comportamento di bambini disadattati e istituzionalizzati, con storie di deprivazione e, grazie anche alle influenze di Lorenz e di Harlow, iniziò a desumere che il comportamento di attaccamento non fosse legato al mero bisogno di cibo.

Cos’è l’attaccamento? Si tratta semplicemente di schemi  comportamentali che hanno come scopo, quello di mantenere una vicinanza con la madre; questa prossimità garantisce la sopravvivenza del cucciolo.

Il concetto è molto crudo e semplice: non  basta nutrire un neonato per farlo sopravvivere! Alcuni ricorderanno gli esperimenti indubbiamente poco etici che vedevano come protagonisti bambini istituzionalizzati a cui non venne mai rivolta parola, a cui non venne mai rivolto un gesto di affetto. I bambini in questione morirono praticamente tutti e quei pochi sopravvissuti manifestarono gravissimi ritardi mentali.

La madre è la Base Sicura, quel punto da cui si parte per poter esplorare il mondo; I bambini cercano la loro Base Sicura nei momenti di paura, stanchezza, incertezza, pericolo, malattia, o dopo una separazione. La Base Sicura è tale, solo nel caso in cui sia disponibile ogni qualvolta che il bambino ne abbia bisogno. Se una madre a volte è disponibile ed altre volte pare inaccessibile, per motivi di salute fisica o psichica o per altre ragioni, il bambino faticherà a costruire un modello positivo rispetto alle relazioni con gli altri. Ognuno di noi ha dei MOI, sai cosa sono? Sono i Modelli Operativi Interni, vale a dire dei modelli, degli schemi, di come abbiamo imparato a relazionarci con gli altri e di come abbiamo imparato a considerare noi stessi. I MOI vengono costruiti durante le prime relazioni, parliamo quindi del rapporto con i genitori. Bene, questi schemi condizioneranno altamente i nostri comportamenti futuri, sono quelle prime esperienze che ci suggeriranno quanto possiamo sentirci sicuri, efficaci, amati e importanti. Possiamo anche pensare a noi adulti e non solo ai bambini: potremmo vivere semplicemente alimentandoci? Senza mai parlare con qualcuno, senza ricevere mai una carezza, uno sguardo? Con questi presupposti non potremmo più parlare di vivere, bensì sopravvivere.

I bambini quando nascono hanno bisogno di nutrimento certamente fisico ma soprattutto emotivo, affettivo. I bambini necessitano di una base sicura che sia per loro solida e costante, il porto sicuro da cui partire con fiducia e in cui attraccare nel momento di tempesta. Se il processo di attaccamento si compirà con armonia, il bambino sarà in grado di diventare un uomo sicuro e fiducioso, capace di cadere e di rialzarsi, capace di affrontare il mondo e di portare per sempre con sé quella radici che lo hanno avvolto e incoraggiato.

“Le coccole, i giochi, le intimità del poppare attraverso le quali il bambino impara la piacevolezza del corpo di sua madre, i rituali dell’essere lavati e vestiti con i quali il bambino impara il valore di se stesso, attraverso l’orgoglio e la tenerezza della madre verso le sue piccole membra, queste sono le cose che mancano” (Bowlby)  

 

Dott.ssa Eleonora Lucchini

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