Inno alla lentezza

Non è comparsa in una sola notte una mela sull’albero. Ci vuole tempo, ci vogliono giorni e giorni…. poi i petali cadono e dal cuore del fiore, l’ovario, si sviluppa il frutto. A quel punto poi, la mela può essere staccata, forzata, violata, oppure può essere attesa pazientemente accolta e raccolta quando, autonoma e pronta, in modo delicato e deciso avrà raggiunto la sua maturazione.
Perché il tempo ci turba tanto?! Perché non siamo più in grado di attendere e di osservare con magico stupore, adorazione, rispetto, la natura ed il suo corso?
Un tempo l’uomo si adattava ai ritmi della natura, si svegliava con il sole grazie al canto del gallo e, al tramonto, con il calare della luce, si dedicava al riposo. Oggi non esistono i ritmi della natura, esistono i ritmi dell’uomo a cui la natura DEVE adattarsi. Esiste la luce artificiale cosi’ può essere sempre giorno, così si può continuare a produrre; non esistono i limiti della notte, perché con un’email o un messaggio si può raggiungere chiunque in qualunque parte del mondo. Tempo e spazio hanno un valore relativo e quella famosa mela, non ha tempo di cadere perché deve essere staccata insieme a milioni di altre mele non ancora pronte, perché c’è una produttività, un protocollo, un’esigenza di mercato.
Un giorno una dottoressa parlando di parto, mi espose la sua opinione circa il fatto che che un travaglio lungo fosse da considerarsi patologico e che, come tale, andasse trattato. Non ho una laurea in medicina ma sono pronta a scommettere che non tutti i ginecologi e non tutte le ostetriche concordino con quest’ottica. La prima domanda è: cosa significa travaglio di parto lungo? Il concetto della durata temo sia alquanto relativo. Certamente per una donna in travaglio potrebbe risultare lungo anche un travaglio di poche ore poiché non è in effetti comune che “il tempo voli” durante le contrazioni….inoltre sappiamo anche che i travagli di parto decisamente rapidi (per esempio nel caso di parti indotti) possano avere altrettante conseguenze psicologiche negative. Torniamo alla domanda iniziale: che significa travaglio lungo? E soprattutto: lungo per chi? Forse si riferiva all’ospedale che, in quanto Azienda, (eh si stiamo parlando di Azienda ospedaliera) deve rispettare dei protocolli?!
Insomma mamme, dovete fare in fretta a far “maturare queste mele”, altrimenti alla 41 esima settimana vi aspetterà un parto indotto, poi dovrete dilatarvi velocemente, perché altrimenti il vostro travaglio sarà considerato patologico e sarà somministrata ossitocina, poi dovrete spingere velocemente per evitare che a qualcuno venga l’idea di praticare una bella episiotomia. Speriamo che vostro figlio non ci metta troppo tempo ad imparare a succhiare il latte altrimenti gli verrà somministrata l’aggiunta, d’altronde non c’è tempo perché il piccolo possa sperimentare l’attacco al seno arrampicandosi sul vostro corpo trovando autonomamente il capezzolo come natura ha programmato….a che serve la natura?! Che perdita di tempo!
Ad un tratto avrete voglia che il vostro bambino impari presto a dormire tutta la notte, desidererete che vostro figlio non faccia poppate troppo lunghe, avrete voglia che arrivi il momento dello svezzamento, poi dello spannolinamento e avrete voglia di qualche autonomia in più di vostro figlio, per ritornare alle vostre di autonomie. Quando sentirete il desiderio che certe tappe arrivino ad un punto di svolta, vi renderete conto che anche voi siete state travolte dalla bulimia del tempo. Il vostro bambino sarà ormai grandicello e forse penserete a tutta quella voglia che avete avuto per mesi di “andare avanti”, di “superare”, di “svalicare” tappe e difficoltà. Allora avrete voglia di tornare indietro, avrete voglia di vivere tutto con più lentezza, ignorando coloro che hanno contaminato la vostra percezione del tempo. Avrete voglia di accogliere ogni frutto ed ogni conquista con il sole sulla testa, l’ossigeno nei polmoni, la calma nel corpo e la sensazione che ciò che è “naturalmente” governato, è pressoché perfetto. Avrete voglia di tornare indietro nel tempo, di fermare qualunque tipo di interferenza, avrete voglia di dedicarvi solo alla vostra maternità alla vostra pancia, all’ascolto al respiro, alla lentezza, al gioco, alla dolcezza e agli sguardi. Con il “senno del poi” diventerete consapevoli dello “stare”, più consapevoli della vostra libertà di opporvi alla fretta, più sicure delle vostre sensazioni e più impermeabili ai giudizi esterni. Non lasciamo che la maternità diventi l’ennesimo aspetto governato dai tempi e dai modi della società; il nostro modo di “dare alla luce” rappresenta l’eredità, l’imprinting ed il futuro che lasceremo ai nostri figli. Insegniamogli ad aprire quelle mani con stupore, meraviglia e rispetto, insegniamogli che attendere significa amare e che “ascoltare” con ogni senso una mela che si posa fra le mani, ha tutto un altro sapore.

Dott.ssa Lucchini Eleonora

 

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