Per questo articolo ho scelto, volutamente, un titolo provocatorio.
Immagino che, diverse mamme, all’interno della frase virgolettata, avranno riconosciuto il pensiero di molti; ad alcune di queste mamme, si sarà stretto lo stomaco e avranno provato un’intensa emozione. Probabilmente queste mamme avranno riconosciuto parole che sono state dette loro durante il puerperio, magari avranno rivissuto moti di incoraggiamento, maldestri e controproducenti di amici e parenti o magari velati rimproveri basati su un “sotto inteso collettivo” che si respira nella società: una neo mamma DEVE ESSERE SOLO FELICE!
Sfatiamo immediatamente questa credenza non solo inutile, bensì erronea e dannosa. Una mamma è prima di tutto una persona e, come tale, soggetta a vivere anche momenti di paure, dubbi e sconforto….SOPRATTUTTO con la nascita di un figlio. In pochi si ricordano che durante la gravidanza ma, anche dopo il parto, i cambiamenti a livello ormonale, i cambiamenti del corpo, dello stile di vita, i cambiamenti nel rapporto di coppia, dei rapporti con la famiglia d’origine, lo stravolgimento degli orari, della gestione degli spazi domestici ma, IN PRIMIS, di tutto quell’assetto esistenziale che prevede una ridefinizione del Se’ della donna, possono essere destabilizzanti al punto da provocare ANCHE un disagio emotivo e psicologico.
Queste convinzioni, così socialmente radicate, legate al fatto che una neo mamma debba essere solo felice, possono indurre la donna a rinchiudersi in un ruolo sociale di madre solo all’apparenza contenta. Commenti quali: “ti vedo un po’spenta, ma non sei felice? Guarda che bel bambino che hai avuto, devi solo esultare di gioia!” non fanno altro che innescare atteggiamenti di chiusura e vissuti legati al senso di colpa: “se non sono felice sono una madre sbagliata”, “se mi sento stanca o non so come comportarmi con il neonato, significa che non ho le competenze per essere una buona madre”….e molto altro ancora.
Molto spesso senza cattiveria e con le migliori intenzioni, le parole entrano nel nostro sistema rappresentazionale, strutturando in noi l’idea di come qualcosa “dovrebbe essere” (nel nostro caso di come dovrebbe essere una madre, una brava madre).
Per conoscere meglio ciò che accade, spieghiamo qualcosa circa il Maternity blues.
Il Maternity Blues detto anche baby blues e’ un lieve disturbo emozionale transitorio che solitamente si manifesta tra il terzo e il quarto giorno dopo il parto e può durare anche 20 o 30 giorni. Alcuni fra i sintomi principali sono la tendenza al pianto, stanchezza, ansia, ipersensibilità, labilità dell’umore, tristezza, confusione mentale nonché abbassamento delle capacità di concentrazione.
Tale condizione transitoria si presenta tra il 50 e l’80% della popolazione con remissione spontanea dei sintomi entro un mese, a differenza invece della depressione post partum che si presenta con un’incidenza tra il 3% e il 15% (American Psychiatric Association 2000).
Subito dopo il parto la donna ha un brusco calo ormonale degli estrogeni, ne consegue stanchezza fisica e irritabilità; la Neo mamma vive una crisi fisiologica caratterizzata da principalmente tre fasi:
la prima in cui avviene una vera e propria “separazione”, in cui il pancione diventa un “bambino reale”, Una seconda fase, di elevata confusione identitaria in cui la neo mamma deve ridefinire il proprio sé, ed infine, una terza fase, quella di assestamento, in cui avviene una vera e propria acquisizione del ruolo materno.
Conoscere determinati meccanismi può aiutare la madre, ma anche e mi permetto di dire, soprattutto, la rete sociale e la rete parentale a comprendere e rispettare un momento altamente delicato, potenziando in modo corretto la neo mamma verso un processo che preveda l’accettazione serena e consapevole di meccanismi che sono umani e naturali, affinché possano essere accolti come tali e integrati all’interno dell’esperienza maternità. Sentiamoci responsabili insieme e con delicatezza impariamo ad ascoltare e a comprendere prima di dire: “dovresti essere solo felice”.
Eleonora Lucchini