Disturbi della relazione mamma bambino
Circa metà delle gravidanze non è programmata e una parte di queste non è desiderata, bensì negata o rifiutata. Non c’è da stupirsi dunque che l’attaccamento in queste gravidanze sia minimo o addirittura assente.
La relazione tra madre e bambino inizia proprio con la gravidanza infatti, già nella donna in dolce attesa, il legame è favorito dall’accrescimento della pancia e dalla percezione dei movimenti fetali. Con la nascita del bambino quelle idee ed emozioni che hanno accompagnato la donna durante i nove mesi, trovano la loro espressione attraverso comportamenti affettivi e protettivi nei confronti del bambino, come il toccare, l’accarezzare, il coccolare e consolare, il parlare con il bambino e il guardarlo.
Purtroppo a volte il sentimento predominante e persistente nei confronti del bambino appena nato è di tipo negativo: in questo caso è possibile parlare di un disturbo della relazione.
Ci sono caso in cui il feto viene sentito e percepito come un intruso che disturba la madre nella sua quotidianità, nelle attività o nel sonno; chiaramente una scarsa relazione o una relazione negativa tra mamma e feto, sono predittori di una relazione compromessa tra madre e bambino.
I disturbi della relazione madre bambino sostanzialmente si manifestano attraverso due dimensioni fondamentali. La prima è il ritardo nella risposta materna, cioè quella sensazione di insensibilità, estraneità, mancanza di calore o di “istinto materno” percepito dalla madre nei confronti del neonato. La seconda dimensione è quella dell’ostilità e del rifiuto che si definisce attraverso sensazioni di tensione e rabbia da parte della madre alla presenza del bambino o del pianto. I pensieri che accompagnano questo disagio possono essere di tipo aggressivo e si possono manifestare con urla e grida o dall’impulso di scuotere il neonato. Un disturbo della relazione madre bambino non ha a che fare con la depressione post partum; a volte possono coesistere ma la depressione post partum risulta essere semplicemente un possibile effetto del disturbo della relazione. Una madre infatti che percepisce sensazione di forte estraneità verso il proprio figlio o che vive sensazione di disagio ed ostilità nei suoi confronti, probabilmente manifesterà un abbassamento del tono dell’umore.
Molto difficilmente si possono fare stime affidabili rispetto alla frequenza del disturbo della relazione mamma bambino; il punto cardine sono la vergogna e il senso di colpa per cui una madre nasconde quelle sensazioni e quei comportamenti che razionalmente considera e giudica severamente ma che non riesce a gestire. Non sono frequenti situazione in cui le donne con un disturbo della relazione madre bambino riescono ad approdare in terapia; la difficoltà ad ammettere i vissuti di ostilità ed aggressività verso il bambino mantiene la donna in uno stato di isolamento che diventa pericoloso non solo per la donna stessa ma soprattutto per la relazione, per il bambino e per il futuro di quel bambino.
Come concludo spesso negli articoli che hanno come tema la psicopatologia perinatale, le madri non dovrebbero mai essere lasciate in condizione di isolamento o solitudine. Avere un supporto familiare una rete parentale o gli amici a disposizione, potrebbe essere un ottimo modo per preservare il protrarsi di situazioni disfunzionali. L’assistenza domiciliare nel post partum da parte dei professionisti e’ purtroppo ancora poco diffusa, oltre alle disponibili ostetriche e oltre alla figura delle doule, molto spesso sarebbe necessario affiancare un vero e proprio supporto psicologico da parte di terapeuti esperti di perinatalità e psicopatologia perinatale. Proteggere la maternità significa proteggere le donne e gli uomini di domani!
Dott.ssa Eleonora Lucchini