Cos’è l’ecopsicologia?

L’ecopsicologia nasce in California negli anni “90”, si sviluppa dall’unione tra psicologia ed ecologia. Mentre la psicologia è incentrata sull’uomo e sul disagio psichico, l’ecologia riconosce l’importanza dell’uomo all’interno di un equilibrio ambientale. Creare connessione tra la natura umana e il regno naturale diventa il punto d’incontro tra due scienze, incontro fondamentale non solo per il benessere umano ma fondamentale anche per affrontare il problema ambientale; l’intento è quello di riportare l’uomo verso la natura. Studi compiuti negli USA hanno dimostrato che il disagio soggettivo correla con il degrado ambientale. Il processo di urbanizzazione selvaggia ha determinato l’eliminazione di molte zone verdi nelle città del mondo, ciò ha determinato a sua volta il cambiamento di stile di vita dell’uomo e delle popolazioni. I macro-problemi del nostro pianeta sono la deforestazione, l’inquinamento atmosferico e delle acque; la mancanza di rispetto nei confronti della natura ha portato l’uomo fuori da ogni logica ecologica e lo ha introdotto verso un atteggiamento consumistico e speculativo del territorio. L’uomo ha bisogno del suo habitat e di integrazione con il suo ambiente naturale: l’ecopsicologia si occupa proprio di questo, cioè di integrare nuovamente l’uomo con la terra. La perdita di connessione è da considerarsi una delle prime cause di malessere individuale e collettivo, infatti, la mancanza di integrazione dell’uomo con l’ambiente naturale, è stato riconosciuto a livello mondiale come cause di stress, depressione e stati ansiosi. Gli individui hanno bisogno di vivere nella natura poichè tutto ciò è insito nell’uomo e nella storia dell’umanità, fa parte della natura atavica ed è inscritto nel nostro DNA.

Entrare in connessione con il pianeta significa recuperare se stessi e incrementare equilibrio e benessere, disconnettendosi dai pensieri e mettendosi in contatto con un mondo spirituale e creativo; significa aiutare meccanismi di introspezione, rilassando corpo e mente. La psicologia unita all’ecologia alimenta il processo di crescita personale e guida alla riscoperta di un sé in una visione più ampia, in una visione che nasce dal rispetto della natura, dall’ascolto e dall’apertura dei cinque sensi. L’uomo nel suo quotidiano si è abituato ad essere “visivo”, cioè ad appoggiarsi principalmente al senso della vita per muoversi e interfacciarsi con il mondo. Nel mondo naturale l’esperienza è decisamente più ricca e stimola l’utilizzo di tutti i sensi, grazie ai quali possiamo metterci in contatto, da un lato, con il mondo naturale e dall’altro, con le emozioni più profonde.

La società industriale e capitalista ha tolto dignità e rispetto alla natura sfruttandola ad oltranza, non riconoscendo l’ambiente come risorsa per tutta l’umanità, come fonte di vita e di valore; il rapporto con la natura è diventato di tipo utilitaristico, legato allo sfruttamento e al beneficio economico.

Occuparsi del pianeta significa occuparsi di se stessi; se il pianeta è ammalato, l’uomo si ammala! Per questa ragione ogni singolo uomo deve essere chiamato in causa per risolvere questa annosa questione. Il singolo soggetto può sentirsi partecipe di un cambiamento individuale. Ogni uomo dovrebbe impegnarsi per evitare sprechi d’ acqua, per costruire abitazioni che prevedano fonti di energie alternative, per contribuire ad una raccolta differenziata, per non utilizzare autovetture inquinanti, per riciclare carta e utilizzare il materiale plastico il meno possibile. La responsabilità chiama in causa ognuno di noi proprio perché ogni individuo potrebbe dare un piccolo-grande contributo per migliorare la salute del pianeta.

Gli individui hanno perso la connessione con la Madre terra e con la natura, dimenticandosi delle radici dell’esistenza. La mancanza di questa connessione e di un legame emotivo sensoriale con l’ambiente naturale è oggi causa di malessere e di crisi individuale, spirituale ed ecologico. L’ecopsicologia  agisce sulla crescita personale e sulla sensibilizzazione nei confronti della natura, parla di salvaguardia ambientale, va alla ricerca di quell’identità uomo- ambiente nel suo livello più profondo e antico nel desiderio di ricreare contatto tra essere umano e Madre Terra.

Educare alla responsabilità ecologica significa avere avvedutezza e coscienza verso gli altri, verso se stessi e verso il mondo naturale. Il bisogno di mettersi in connessione con la natura è un bisogno profondo e antico per l’essere umano. I nostri avi e i nostri antenati vivevano una maggior connessione con la natura; quest’ultima era fonte di vita e di nutrimento e l’uomo viveva i tempi della natura stessa, viveva nei suoi ritmi e le giornate erano scandite dal sorgere del sole per iniziare il lavoro e dal calare della sera, per dedicarsi al riposo.

Oggi l’uomo ha stravolto ritmi e tempi e per questa ragione l’umanità sente dolore senza comprenderne il perché. Sara Conn, eco-psicologa, in un convegno tenutosi all’università di Harvard nel 1990, durante un suo intervento, ha affermato che il mondo, il pianeta, è ammalato ed esso ci sta parlando. “Il benessere della terra è correlato con il benessere dell’uomo.” (Sara Conn)

Coloro che svolgono professioni di aiuto hanno una grande responsabilità nella divulgazione e nei significati profondi di questo malessere collettivo e delle sue origini. Anche in ambito educativo, in tutte le sue innumerevoli forme, dalla scuola, alle aziende, negli asili, nelle scuole materne e nei centri di accoglienza, sarebbe importante sensibilizzare con forza ad un’educazione ambientale e non in modo episodico, ma costruendo attorno a questo tema un vero e proprio piano pedagogico.

Dott.ssa Maria Adele Tonetti

Articoli Correlati